L’ansia è un fenomeno particolarmente rilevante nelle persone che svolgono professioni artistiche, data la costante pressione che hanno ad esibirsi in pubblico.
È il costrutto psicologico più frequente tra i musicisti  e ha le seguenti caratteristiche:
emotive (tensione, apprensione, paura, panico);
cognitive (paura di diventare ansioso, perdita di concentrazione, disattenzione, distraibilità, fallimenti della memoria, errori nella lettura dello spartito musicale);
 fisiche (aumento battito cardiaco e sudorazione, salivazione azzerata, difficoltà a respirare, disturbi gastrointestinali);
–  comportamentali (tremoli e rigidità del corpo, difficoltà a mantenere la postura e la naturalezza dei movimenti, errori nella tecnica, interruzioni durante l’esibizione, evitamenti).
I sintomi ansiosi si manifestano non solo in relazione all’evento, ma anche giorni e settimane prima e/o dopo l’esibizione causando irritazione, ritiro sociale e tendenza ad ammalarsi, interferendo con la vita interpersonale.

Ogni musicista – qualsiasi strumento suoni, sia da professionista che da dilettante – quando si esibisce in pubblico si accorge di essere impegnato in rapporti con gli ascoltatori che vanno al di là della semplice interpretazione del brano e, quindi, percepisce il sopraggiungere dei cambiamenti di stato emozionale.
Anche il professionista più navigato, proprio mentre ostenta sicurezza durante le proprie esibizioni, si carica emotivamente perché il suo impegno, oltre quello di riprodurre una musica tecnicamente perfetta, è anche quello di trasmettere agli ascoltatori tutti gli aspetti psicologici del brano.
Tuttavia, il musicista, il miglior rendimento lo dà quando riesce a colorare la musica con i propri stati d’animo, quando cioè riesce a caratterizzare il brano con le proprie emotività.
Questo significa che emozionarsi prima di un concerto (durante e dopo) è cosa normalissima, purché si apra un ponte dialogante tra musicista e spettatori. Quando invece l’emozione si trasforma in qualcos’altro e, da ponte di dialogo, diventa barriera di difesa, il suonatore incomincia drasticamente a limitare le proprie capacità, introducendovi elementi in diretto conflitto con le maniere interpretative.

L’ansia da prestazione non è mai positiva e spesso provoca danni enormi che incidono addirittura sulla carriera, anche di bravissimi musicisti.  La psicologia ci insegna che ansia e stress sono reazioni del nostro organismo al modo di percepire il mondo esterno nelle varie situazioni.
In altre parole, se in casa mia eseguo perfettamente un pezzo di Chopin, io sono certo che in pubblico la cosa sarà nettamente diversa.Non è detto però che sia per forza in negativo: l’emozione può arricchire o distruggere l’esecuzione.
Nel primo caso il rapporto tra ciò che io credo di riuscire a fare e quello che credo necessiti fare, in una specifica situazione, è bilanciato: percepisco perciò la situazione come “parte integrante”, “di aiuto”.
Nel secondo, il rapporto diventa sbilanciato e la situazione viene percepita come “disturbante e stressante”. In questa fase gioca molto il ruolo della paura di essere giudicati e ciò pregiudica anche la seconda cosa. Quindi il suonatore diventa preda di vortice auto-alimentato che lo manda letteralmente in tilt. Le dita incominciano a tremare ed il muro di difesa fa sì che vengano evitati gli errori che interessano solo la parte puramente tecnica.
Lo stress del musicista può anche nascere da conflitti interni rispetto all’obiettivo da raggiungere, come l’acquisizione di una propria identità professionale.
La modalità di approccio con il pubblico dipende, perciò, in gran parte dalle nostre aspettative, e spesso, nostro malgrado, ci dimentichiamo di essere effettivamente preparati e padroni dello strumento.
Yo Yo Ma, uno dei più grandi violoncellisti viventi, ha detto una volta di non soffrire di ansia da prestazione perché non suona per far vedere quanto è bravo, ma per condividere la bellezza della musica. Questa citazione entra nel cuore del problema e ne rappresenta, allo stesso tempo, la terapia.
Non avrebbe alcun senso avere “ansia da prestazione” se al centro delle nostre attenzioni non vi fosse, appunto, la prestazione.
Che senso ha essere preoccupati della prestazione in un contesto in cui facciamo una cosa per il piacere di farla?
La cura dell’ansia da prestazione implica una corretta focalizzazione dell’attenzione: dalla propria prestazione a ciò che stiamo facendo.
Ma non tutti trovano facile cambiare in questo modo. Per molte persone, sebbene perfettamente consapevoli della mancanza di senso dell’ansia da prestazione, sembra quasi impossibile rivolgere la propria attenzione a ciò che si sta facendo, e sembra quasi impossibile non essere travolti dall’ansia.

Vediamo un pò, allora, delle semplici tecniche, che tutti possono adottare, se non per vincere l’ansia, almeno per riuscire a gestirla in modo che non prenda il sopravvento prima di uno show.
Online se ne trovano tante (tralasciando i vari corsi, meditazione,etc.) …. noi ne citiamo principalmente cinque:

1. Respirazione: può sembrare banale ma spesso quando le persone si fanno prendere dal panico cominciano a respirare molto più velocemente e ciò fa aumentare anche l’ansia. Invece, si dovrebbe cercare di respirare molto più lentamente in modo da permettere alla mente di rilassarsi. È stato studiato che il respiro più lento riduce la tensione. Quindi evitare di farsi prendere dal panico e trattenere il respiro!

2. Concentrarsi sulla performance: non ascoltare quella malefica vocina nella testa che si pone mille domande inutili. Spesso l’ansia da palcoscenico è dovuta al fatto che gli artisti si concentrano troppo su cosa pensa il pubblico di loro e su quali critiche riceveranno, invece di concentrasi sulla propria performance e sul fare musica. Questo fattore può diventare una vera e propria distrazione e agisce sul musicista come deterrente.
Inoltre, quando si tratta di un contest, molti esperti consigliano di evitare di ascoltare chiunque suoni prima di te. L’eventuale successo della performance precedente potrebbe generare più ansia nel concorrente successivo, anche se per alcuni potrebbe invece funzionare come motivazione per fare ancora meglio. In ogni caso, non bisogna pensare troppo. Risparmiare le energie e lasciarsi semplicemente trasportare dalla musica. Divertitevi e vedrete che il pubblico a quel punto si divertirà con voi! Mostrate la vostra passione e il vostro amore per la musica. Questa è l’unica cosa che conta; il resto verrà da sé.

3. Provare!: un altro elemento fondamentale per far in modo che l’ansia non prenda il sopravvento è il costante esercizio. L’esercizio genera sicurezza. Più un musicista dedica il suo tempo ad esercitarsi più acquisterà maggiore sicurezza nel momento del concerto. Non è un caso che la sicurezza che un musicista riesce a portare sul palco durante una performance viene percepita dal pubblico e di conseguenza egli riceverà anche più commenti positivi.
Inoltre, prima di un concerto bisognerebbe esercitarsi di fronte ad un piccolo pubblico. Anche se non è esattamente la stessa cosa, chiamate qualche amico o qualche parente ed esercitatevi di fronte a loro. Questo vi aiuterà a prendere più confidenza con le esibizioni in pubblico. L’esercizio non è mai abbastanza. Se pensate di aver provato sufficientemente, non siete nemmeno a metà del lavoro.

4. Evitare alcol o droghe: molti artisti fanno uso di alcol o marijuana prima di un concerto perché queste sostanze li aiutano a rilassare la tensione e a sentirsi più disinibiti sul palco. Ma a lungo andare, questo può diventare nocivo per la salute, prima di tutto, ma anche per l’esecuzione generale della performance. Infatti, l’assunzione di alcol o droghe se da una parte genera una sensazione di rilassamento dall’altra fa perdere anche la concentrazione e si rischia di mandare all’aria un’esibizione a causa dei molti errori tecnici che si possono commettere. E ricordate: essere musicista è un vero e proprio mestiere come fare il medico o l’avvocato, quindi richiede impegno e sacrificio. Per questo motivo prima di un concerto bisogna rimanere molto concentrati. Sia la sera prima che il giorno stesso, dunque, evitate di fare baldoria e riposatevi in modo tale da recuperare tutte le energie che saranno indispensabili per un’ottima riuscita della performance.

5. Trasformate l’ansia in un vantaggio: ovviamente nessuno ha una bacchetta magica e far in modo che l’ansia sparisca del tutto è quasi impossibile, allora si può  sempre cercare di volgere questa paura a vostro favore. Infatti, l’ansia è anche data da una forte eccitazione e scarica di adrenalina causata dal momento, tutti elementi che in qualche modo possono anche aiutare nella riuscita di una grande esibizione. Per questo motivo, avere un pochino di paura prima di salire su un palco ed esibirsi è normalissimo. L’importante è non fare in modo che prenda il totale controllo su di te.

In conclusione, ogni musicista è padrone di se stesso e dovrebbe credere nelle proprie capacità ma…che fare se nessuna di queste tecniche funziona?
Ricorrere ai farmaci non è una soluzione, perché le performance più riuscite sono quelle che riescono a gestire l’adrenalina e a incanalarla positivamente, non quelle che la soffocano. Il panico che precede o accompagna un’esibizione è spesso difficile da gestire, ma è comunque la dimostrazione che state facendo qualcosa a cui tenete particolarmente. Più che preoccuparsi di avere l’ansia,  cominciate realmente a preoccuparvi quando e se quest’ansia svanirà del tutto, perché questo significherà che anche l’amore e la passione per quello che state facendo si sta affievolendo.
Un pò di tensione, insomma, non guasta mai!


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